Sciare vista mare in Abruzzo

Sciare con vista mare? In Abruzzo si può!

Mare e monti si incontrano, per un'esperienza che non dimenticherai mai

Lettura: 3 minuti

Quando pensi allo sci, cosa ti viene in mente? Montagne innevate… o mare? Se la domanda ti può sembrare strana, devi sapere che in Abruzzo c’è un luogo veramente speciale, dove questi due elementi convivono. A distanza, ma convivono.

Immagina di sciare circondato da neve bianchissima, e alzando lo sguardo verso l’orizzonte, ti appare un’infinita distesa azzurra davanti agli occhi. Non male come idea per una sciata fuori porta vero?

Sulle vette del Parco nazionale della Majella, non lontano da Pretoro o da Guardiagrele, sorge un’area celebre per i magnifici panorami di cui gode, dove il mare e la neve si incontrano in un vero e proprio spettacolo della natura: il comprensorio sciistico di Passolanciano-Maielletta.

Dai 1.306 metri di Passolanciano si sale fino ai quasi 2.000 metri della Majelletta. Due stazioni raggiungibili in auto e collegate tra loro con skibus e snowtaxi, dotate di larghe piste per sci alpino e snowboard, il tutto condito da una vista che non ti scorderai mai. Nelle giornate più nitide, se guardi verso Est, oltre all’Adriatico puoi vedere anche Chieti e Pescara!

[Foto by Lo Chalet - Majelletta WE]

Adatto a :

Tutti: grandi, piccini, professionisti e neofiti

Mezzo :

Sci, snowboard, bob, ciaspole... o come vuoi tu!

Periodo consigliato :

Inverno per una neve bianchissima, estate per una gita nella meravigliosa natura abruzzese!

Majelletta Card

Per godere al meglio della tua giornata sulla neve con vista mare, evita la noiosa fila al botteghino e lanciati subito in pista! Majelletta Card è la tua chipcard personale ricaricabile sul sito, che ti permetterà di saltare le file e divertirti fin da subito!

Gli impianti Majelletta WE

Che tu sia alle prime armi o uno sciatore già rodato, il sistema di impianti “Majeletta WE” sono l’ideale per una speciale gita sulla neve: chi è alle prime esperienze può contare sull’aiuto dei maestri, e approcciare sci e snowboard al meglio, con anche la possibilità di noleggiare l’attrezzatura.

Se invece sei pronto alla discesa e vuoi divertirti in tutta autonomia, le ampie piste sono perfette per affinare la tua tecnica. Uno spasso per tutti, principianti, esperti e bambini.

Con 8 skilift, 3 tapis roulant e una comoda seggiovia, Majelletta WE ti offre tutto quello di cui hai bisogno per la tua esperienza sulle montagne abruzzesi, in inverno… ma anche in estate!

Sci, snowboard, bob o ciaspole?

Le cose da fare qui non mancano di certo: ben 16 piste da sci con diversi livelli di difficoltà, due anelli per lo sci di fondo, un campo scuola per i bambini, una pista bob e una tubing, e diverse aree per i fuoripista.

Se invece preferisci ammirare e respirare con tranquillità la meravigliosa natura che ti circonda, una ciaspolata sulla neve è quello che fa per te. Le ciaspole (o racchette da neve) sono lo strumento più comodo per passeggiare agevolmente sulla neve fresca… se non le hai mai provate, è questo il momento giusto!

Vivere la montagna in tutti i sensi, con giornate piene di divertimenti per ogni gusto: non solo di giorno con l’indimenticabile panorama sul mare, ma anche con le magiche luci calde del tramonto, con il chiarore della luna in notturna, o deliziandoti con uno stuzzicante aperitivo con vista sugli impianti.

Freestyle nello Snowpark

Nell’area sciistica Majelletta troverai anche un divertentissimo Snowpark con rampe per la pratica del Freestyle. Questo è uno dei park storici a livello nazionale, ed è ancora oggi uno dei più in alta quota di tutt’Italia!

Vedere gli snowboarder professionisti lanciarsi in aria in trick mozzafiato sarà indimenticabile e, perché no, magari proverai anche tu qualche salto. Se non ci riesci, non preoccuparti, ci sarà la neve fresca ad assicurarti una dolce caduta!

Per i neofiti c’è comunque a disposizione un mini-park con strutture più semplici, dove potrai prenderti tutto il tempo necessario ad imparare qualche mossa. Oltre allo snowpark, ci sono a disposizione anche altre piste, di cui una di boarder-cross, un vero e proprio percorso ad ostacoli per snowboard!

Gusto ad alta quota

Tutta questa attività in montagna, si sa, mette appetito. E qui non mancano di certo i luoghi e i momenti giusti per sedersi a tavola e mangiare bene! Ristorazione di qualità, prodotti locali e serate in compagnia davanti a un camino acceso: sono questi gli ingredienti che troverai nelle strutture “WE food”!

Lo Chalet è un caratteristico ristorante di montagna, uno di quelli che già a vederlo da fuori ti viene voglia di entrare e farti scaldare da un bel piatto caldo. Qui potrai assaggiare autentiche specialità abruzzesi realizzate con materie prime di ottima qualità, come la carne biologica, i formaggi prodotti dai pascoli della Majelletta, il vino delle colline circostanti e l’olio D.O.P. abruzzese. Per non parlare della pasta e dei dolci fatti in casa!

Immagina: una fredda serata invernale, la compagnia dei tuoi amici e un bel piatto di polenta fumante da condividere, un tagliere di succulenta carne con patate arrosto oppure una bella scorpacciata di arrosticini appena cotti sulla brace. Hai già l'acquolina in bocca vero?

A "Lo Chalet" non andrai semplicemente per sfamarti, ma percorrerai un vero e proprio viaggio nella tradizione culinaria di montagna... sicuramente non ti alzerai da tavola a stomaco vuoto!

Per una pausa pranzo direttamente sulle piste, c’è invece Pit stop, l’Hamburgeria gourmet dove potrai sfamarti con un gustoso panino 100% abruzzese!

I nuovi musei di Pescara

Imago Museum e Museo dell’Ottocento, i nuovi gioielli di Pescara

Scopri i due musei in un viaggio dall’Ottocento fino ai giorni nostri

Articolo di: Mauro Del Zoppo
Lettura: 3 minuti

Pescara è una città moderna, dinamica e contemporanea, un punto di riferimento per il turismo in Abruzzo.

Con le sue lunghe spiagge di sabbia dorata attira migliaia di visitatori, e le sue acque cristalline e poco profonde le hanno fatto guadagnare la prestigiosa Bandiera Blu.

Ma Pescara non è solo una vivace meta balneare, il grande fervore culturale che la caratterizza l’ha proiettata sul palcoscenico artistico internazionale, rendendola attraente anche a chi vuole un’esperienza diversa dal solito weekend estivo al mare.

Il 2021 è stato un anno piuttosto particolare per la città. Settembre ha visto l’inaugurazione di due musei molto importanti, per l’Abruzzo e non solo: Imago Museum, un network di mostre d’arte moderna e contemporanea, e il Museo dell’Ottocento, con il suo percorso nell'arte figurativa del XIX secolo.

Senti il bisogno di ritornare in un museo e di ritrovare la passione per l’arte? Vieni a scoprire Pescara e le sue nuove gallerie... la tua prossima esperienza culturale ti aspetta!

[Foto ufficiali di Imago Museum e Museo dell'Ottocento]

L’arte è uno di quei pochi territori dove è ancora possibile cercare delle verità.

Wolf Vostell

Adatto a :

Appassionati di arte moderna e contemporanea, e chi è alla ricerca di un'esperienza culturale

Durata :

Un paio d'ore circa a museo

Periodo consigliato :

Tutto l'anno!

Quando e come

Imago Museum è aperto dal martedì alla domenica, in orario 10,30 - 13,30 / 16.00 - 20:00. Puoi acquistare il tuo biglietto direttamente al Museo o su ciaotickets. Anche il Museo dell'Ottocento è aperto dal martedì alla domenica, con orario 10-13 / 16-19:30. I biglietti sono acquistabili direttamente in Museo, prenotabili via e-mail o su ciaotickets.

Imago Museum

Nel cuore del centro storico, Imago Museum prende vita nell’ex sede del Banco di Napoli, un bellissimo edificio di scuola razionalista. Inaugurato con l’importante presenza del Presidente della Repubblica, il Museo ospita capolavori internazionali del ’900 nei suoi 1200 mq di spazi espositivi.

L’allestimento permanente è diviso in due mostre: la prima, con ben 119 dipinti, 10 disegni e un’incisione, è dedicata al nucleo di pittori scandinavi della cosiddetta scuola di Civita D’Antino. La mostra gravita intorno a Kristian Zahrtmann e al gruppo di 89 artisti scandinavi che portò nel piccolo borgo abruzzese, considerato da lui come la sua seconda casa. Questo fervido gruppo di pittori impressionisti lasciò qui un'importante eredità, con bellissimi dipinti di scene di vita paesana e di atmosfere semplici che puoi oggi ammirare al primo piano del Museo.

La seconda esposizione permanente è dedicata al tema: «Arte, immagine e realtà», con 131 opere figurative contemporanee della seconda metà del ‘900. Qui ti aggirerai tra dipinti, sculture e litografie che muovono dalla ribellione alla dittatura fascista, all’interpretazione retorica del “classicismo” fino ai giorni nostri.

Apertura col botto

Imago Museum ha aperto le sue porte con una mostra di grande interesse: "Andy Warhol e Mario Schifano, tra Pop Art e Classicismo". Da febbraio fino a fine novembre 2021, le sale temporanee hanno visto i due artisti cardine della pop art, mondiale e italiana, rincontrarsi in questa mostra, dopo esser stati compagni di pennello a New York e a Roma.

Andy Warhol e Mario Schifano sono due personalità emblematiche, tra le più influenti dell’arte contemporanea. A Imago Museum sono stati riscoperti in un percorso tra le loro immagini iconiche, quelle immagini che hanno segnato l’ultima metà del secolo scorso.

Museo dell’Ottocento

Tre piani, quindici sale e un percorso che ti accompagnerà in un viaggio irripetibile: il nuovo Museo dell’Ottocento di Pescara è un unicum in Italia, un’incredibile raccolta di 260 opere napoletane e francesi del XIX secolo donata alla città.

Ma da dove arriva questa generosa donazione?

I coniugi della fondazione Di Persio hanno collezionato centinaia di opere in tutta Europa  nell’arco degli ultimi 35 anni. Un’appassionata ricerca che si è trasformata poi in un gesto spensierato di mecenatismo, restituendo un pezzo di storia quasi dimenticata a Pescara, all'Abruzzo e a tutta la cultura italiana.
Al Museo avrai l’opportunità di conoscere opere d’arte e artisti fino ad oggi sottostimati o poco conosciuti... un autentico viaggio nell’Ottocento, partendo da Antonio Mancini fino ai più prestigiosi pittori della scuola napoletana, dai francesi, con Gustave Courbet, ai principali rappresentanti della Scuola di Barbizon, come Théodore Rousseau.

Il contorno è importante

Un grande nome è una cornice brillante, ma bisogna riempirla.

E se c’è una cosa al Museo dell’Ottocento che ti lascerà sicuramente meravigliato, sono le cornici.

Sfarzose e dorate, le cornici sono state scrupolosamente scelte dai coniugi Di Persio, dopo una lunga ricerca che li ha portati ad utilizzare pezzi che vanno dal Quattrocento all’Ottocento.

Chi l’avrebbe mai detto, che in un Museo non si va solo per ammirare i quadri, ma anche le loro cornici?

Monte Grimano Terme

Monte Grimano Terme, il borgo che rinasce e fa rinascere

Uno de “I Borghi più Belli d’Italia” nel cuore del Montefeltro

Articolo di: Mauro Del Zoppo
Lettura: 3 minuti

Monte Grimano Terme è un affascinante paesino di mille anime, a due passi da San Marino e dalla Romagna.

Il borgo sorge a 600 metri s.l.m tra le colline marchigiane del Montefeltro, nel punto esatto in cui Marche, Emilia-Romagna e San Marino si incontrano, in un antico abbraccio che raccoglie tutte le migliori qualità di questi territori.

Se anche tu ami la vita all’aria aperta, Monte Grimano offre aria pura, paesaggi mozzafiato e fantastici percorsi naturalistici. Una meta ideale per chiunque si trovi sulla riviera romagnola, per una giornata tra natura, storia e cultura, immersi nel verde della Valconca.

Adatto a :

Appassionati di natura e storia, e per chi vuole passare una giornata di relax

Mezzo :

A piedi, o in Mountain Bike

Periodo consigliato :

4 stagioni

Con la testa fra le nuvole

Sei un appassionato di stelle, comete e pianeti? A Monte Grimano Terme ha sede l’osservatorio astronomico Monte San Lorenzo. Qui, oltre che visitare l’Osservatorio e i suoi strumenti, potrai osservare il cielo dalle apposite piazzole esterne: da qui le stelle si vedono benissimo!

Il Paese del Bookcrossing...

A Monte Grimano Terme non c’è una biblioteca, non c’è una libreria, ma c’è tanta voglia di leggere

Sei un amante della lettura? Allora Monte Grimano è il tuo luogo ideale!

Te ne accorgerai appena entri in paese… sotto al cartello con il nome, vedrai chiaramente l’insegna di “Paese del Bookcrossing”. Grazie al progetto “Libera Libri” potrai donare e prendere liberamente dei libri, tramite le apposite casette fucsia realizzate da un artigiano locale. Qui potrai rilassarti, sederti sulla panchina e leggere un bel libro… il tutto con un magnifico panorama davanti ai tuoi occhi.

Le troverai sparse per tutto il borgo, sono circa una ventina, ma la più importante è sicuramente la “Torre dei Libri”, in Piazza Garibaldi, nel centro del borgo. All’interno dell’affascinante Torre Civica del XV secolo troverai sedie, tavolini e soprattutto tanti libri: uno spazio comodo dove regalarti del tempo prezioso.

...e delle “libere arti”

Da qualche anno il progetto di “Borgo delle libere arti” fa di Monte Grimano un luogo in cui si accolgono tutti gli artisti che non sono liberi di esprimersi nel loro paese. Un messaggio di Libertà che da qui viene trasmesso a tutto il mondo.

L’iniziativa ha portato alla nascita di “Room”: uno spazio creativo donato a Nidaa Badwan, artista palestinese nota per la sua protesta pacifica, un autoreclusione di 20 mesi nella sua stanza dopo essere stata ingiustamente imprigionata e picchiata dai miliziani di Hamas per non aver indossato il velo.
La sua opera “100 Giorni di Solitudine” esprime tutta la forza dirompente della sua arte, una serie di autoscatti in cui emerge tutto il colore e la vita che non riusciva a vedere a Gaza, e che oggi trova qui una nuova rinascita.

La tua passeggiata panoramica

Da sempre conteso tra le famiglie dei Montefeltro e dei Malatesta, Monte Grimano conserva  un eccezionale patrimonio, che vedrai nei palazzi, chiese ed edifici storici.

Il percorso panoramico che costeggia le mura storiche del borgo regala un colpo d’occhio magnifico su tutto il Montefeltro: la vista spazia dalla Riviera Adriatica fino agli Appennini, in una rilassante atmosfera tipica dei paesaggi collinari. Come in una spirale continuerai a salire per gli stretti vicoli di pietra, fino a raggiungere la cima, incontrando prima il Palazzo Comunale (o Massaioli) del ‘600, poi la Torre Civica, alta 18 metri. Sali fino all’ultimo piano della torre per la miglior veduta del borgo: potrai scattare la tua foto panoramica dalle graziose finestrelle!

Una visita la merita anche la Chiesa di San Silvestro, proprio di fronte alla torre. Un edificio elegante, in stile neoclassico, con all’interno alcune incantevoli opere d’arte, come la “Madonna delle Grazie” di Andrea Vicentino, del ‘600.

E se visiterai Monte Grimano in compagnia… scova la panchina dell’Amore, nel centro del borgo: la riconoscerai dai dipinti sul muro, un autentico angolo degli innamorati!

Visita su due ruote

Monte Grimano è tra le mete preferite dai numerosi cicloturisti che viaggiano sulle colline tra Romagna e Marche. I numerosi percorsi per mountain bike presenti nei dintorni sono il modo migliore per vivere questa splendida natura. Se anche tu ami stare in sella alla tua bici, pedalando tra luoghi magnifici, sei nel posto giusto!

Il progetto di valorizzazione “Magic Montefeltro Alta Valconca” sta riqualificando i sentieri di tutta la vallata, da percorrere in bici, a piedi, o anche con emozionanti escursioni a cavallo!

Relax rigenerante alle Terme

Monte Grimano Terme, un nome che già dice tutto: nel territorio scaturiscono sorgenti curative di acqua sulfurea e salso bromo iodica, che l’hanno reso noto in tutt’Italia.

Le antiche Terme si chiamano ora Centro Salute Erba Viva: un centro di benessere immerso nel verde, dove rigenerarsi grazie ai vari trattamenti naturali e agli effetti benefici delle terapie termali.

Se vuoi riconnetterti con la natura, in una giornata di puro relax terapeutico, visita l’elegante Spa con vista panoramica di Hotel Villa di Carlo: sarà indimenticabile!

Gli eventi nel borgo

A luglio non perderti la “Sagra del Tartufo Nero del Montefeltro“, un fine settimana incentrato sull’oro nero della Valle del Conca, una mostra-mercato di prodotti tipici e stand gastronomici dove assaggiare le migliori ricette con il prezioso fungo.

A febbraio si svolge invece l’evento culinario più tradizionale (e grasso) del paese: la “Sagra del Maiale”. Una sagra dedicata a sua maestà Suino, arricchita da musica dal vivo e mercatini di artigianato locale.

Il primo weekend di settembre è il turno di “Pastasciutta del Buongustaio“, la popolare festa dedicata a tutti i golosi di spaghetti e maccheroni.

Valle del Metauro in bici

In bici tra le strade bianche nella valle del Metauro

Itinerario nelle Marche da Fano a Mondavio, tra natura, arte e cucina

Articolo di: Massimo Colasurdo
Lettura: 6 minuti

Un nuovo itinerario in bici e nuovi territori da scoprire. Questa volta ti portiamo nelle Marche attraverso un tour ad anello di 76km nella provincia di Pesaro-Urbino all’insegna delle strade bianche, degli alberi secolari, di ville storiche ed eremi. Un territorio dove mare e campagna si fondono con la cultura e dove arte e cibo sono una risorsa unica.

Punto di partenza è l’Hotel Prestige, precisamente in località Torrette, tra Fano e Marotta. Marilina gestisce l'hotel da qualche anno con il marito, dopo un’esperienza a Cesenatico, ed esprime con grande piacere l’essere tornata nella sua terra, raccontando con grande passione tutte le specialità che offrono ai clienti.

Punto di partenza :

Hotel Prestige di Fano (PU)

Grado di difficoltà :

Impegnativo (70/100km di distanza | 800/1500m di dislivello)

Tipologia di percorso :

Strade Bianche, Sterrato e Asfalto

Bici consigliata :

Gravel, MTB ed eBike

Specialità marchigiane, in Hotel

All'Hotel Prestige le Marche si vivono a 360°: si parte dalle degustazioni di prodotti tipici con il supporto di strutture locali, come lo "spaccasassi", un finocchietto selvatico che cresce tra mare e rocce del Conero, oppure la Moretta fanese, un caffè corretto che si beve come digestivo. Poi c'è l’escursione con guida nella Fano sotterranea, e infine la preparazione ogni mattina di una bevanda detox.

Marotta-Mondolfo, dal mare al borgo

Dall’Hotel a pochi metri dalla spiaggia si percorre la ciclovia adriatica in direzione sud. Arrivati a Marotta i muretti bassi che separano l’area balneare dalla strada si fanno decorati e ogni stabilimento mostra un tema creativo.

Il lungomare di Marotta è infatti caratterizzato dai mosaici e l’iniziativa con la quale sono stati creati a partire dal 2015 prende il nome di “Mosaichiamo la città”. Un chilometro di frammenti di ceramica, vetro e altro materiale che da scarto diventano creatività, tanto da donargli il nome di lungomare dei mosaici.

I bar sulla spiaggia sono aperti e le persone si godono la giornata di sole autunnale. Una delle specialità culinarie di Marotta è sicuramente il sugo di Garagoi, le lumache di mare di forma conica. In questa città nel 1948 nacque la sagra dedicata a questo mollusco che è entrata ormai a far parte della tradizione locale creando un appuntamento fisso ogni anno ad Aprile. 

Arrivati all’altezza della stazione si svolta in direzione monte, si supera la statale, si imbocca una rotonda e sulla sinistra si inizia a salire. Dopo poco appare il cartello “percorso naturalistico Marotta Mondolfo” e si imbocca via del Buzzo. Ci stiamo allontanando dall’area urbana, il manto stradale si fa irregolare, poi si svolta a destra e ci aspetta una pendenza media del 6% che porta fino al cimitero di Mondolfo. Dopo poche centinaia di metri si entra nel borgo.  

Arrivati in Largo Matteotti, una via sale verso il centro dove si trova il Palazzo Comunale e la Torre Civica e spacca a metà l’agglomerato di case. Prima di arrivarci si svolta a sinistra e si percorre la stradina a ridosso delle mura fino ad arrivare al cinquecentesco Bastione di S.Anna, un caposaldo difensivo della città antica. Salendo le scale si accede al giardino all’italiana, mentre tornando all’entrata si possono visitare le stanze sotterranee dove alcune installazioni mostrano la storia di Francesco di Giorgio Martini, architetto e umanista che nel Rinascimento contribuì a creare diverse opere artistiche sparse nelle Marche e nel centro Italia. Oggi queste aree vengono chiamate Terre Martiniane.

Si prosegue verso il Palazzo comunale dove un raduno di auto storiche riempie la piazza sottostante, poi si scende per la via principale e si imboccano alcune vie del borgo dove si possono incontrare opere di street art. Infine si ritorna verso lo sfenisterio Antonio Agostinelli, dove vengono organizzate rievocazioni storiche e si pratica il pallone col bracciale: un antenato del tennis e della pelota a squadre di 3 persone. Ogni giocatore indossa il bracciale di legno a cunei per colpire un pesante pallone di cuoio usando come sponda le alte mura.

La Valle dei Tufi

Appena usciti da Mondolfo si imbocca subito la strada bianca in discesa che porta alla Valle dei Tufi. La direzione è Madonna delle Grotte, poi Stacciola e infine San Costanzo: inizia così un percorso ecologico culturale immerso nella campagna marchigiana. Quest’area è caratterizzata anche dal fenomeno della nidificazione del Gruccione, un uccello piccolo e variopinto che tra Aprile e Maggio dall’Africa arriva proprio in queste zone.

Si pedala letteralmente in mezzo a pareti di tufo alte circa 2/3 metri e si arriva ad un incrocio con un laghetto da pesca, detta Grottaccia, dove si narra che un tempo ci fosse un rifugio di briganti. Poi si riprende e si presenta una salita impegnativa: circa un chilometro con media di dislivello del 8,3%. Si passa per Monte Porzio e Terre Roveresche e si percorrono altre strade bianche tra viti, uliveti, case coloniche e una roulotte abbandonata che fa immaginare subito una scena da film. Il paesaggio si fa più disteso, privo di boschi e aree verdi, solo campi e qualche laghetto che luccica al riflesso del sole: una vista che ricorda il territorio delle crete senesi. La salita è continua e costante e si arriva finalmente nel punto più alto dell’itinerario, 270 metri, dove si trova il borgo di Mondavio

La Rocca e gli alberi secolari di Mondavio

Il nome Mondavio viene da Mons Avium, monte degli uccelli, per via del passaggio di San Francesco, poi dal Medioevo fu di dominazione Malatesta, Piccolomini, Della Rovere, De Medici e infine dello Stato Pontificio a partire dal 1631. 

Appena arrivati nel borgo ci si trova davanti l’imponente Rocca Roveresca, esempio di architettura militare di fine ‘400 e opera di Francesco di Giorgio Martini. Si percorrono alcune stradine fatte di ciottoli e poi si sosta nel Giardino Giacomo Leopardi dove si può mangiare alla Trattoria al Giardino da Giamburesti sotto a due alberi storici, un Cedro del Libano alto 11 metri, con una circonferenza di 4 metri e un’età presunta di 212 anni e una Robinia (un’acacia) di poco più piccola, di un’età presunta di 142 anni. 

Finito di assaporare piatti gourmet col tartufo si riprende a pedalare. Si continua lungo il borgo con alcune soste, prima il Parco macchine da guerra nel fossato della Rocca, poi il Museo dove sono conservati manichini in costume e armi dal ‘400 al ‘700 e infine si costeggiano le alte mura all’esterno della Rocca e si rientra al punto di partenza. 

Si pedala poi in direzione Nord Ovest, dopo alcune saliscendi e strade bianche si sbuca dopo Villanova in località Colli al Metauro dove si supera il fiume e si inizia a salire lungo la strada Via Mombaroccese Saltara per 3,5 km fino a trovare la salita che ci porterà al Museo del Balì.

Dal Museo del Balì all’Eremo di Monte Giove

Il museo è ospitato in una villa settecentesca circondata da un ampio giardino, a destra si trova l’osservatorio astronomico e poco dopo è possibile vedere anche un cipresso secolare. Natura e tecnologia si incontrano anche dentro il museo: un moderno “Science centre” inaugurato nel 2004, un luogo speciale dove si parla di scienza utilizzando la scienza.

Il museo si avvale dell’interazione per trasmettere concetti scientifici, infatti in più di 40 postazioni è possibile osservare, toccare e sperimentare. All’interno del museo è presente un planetario dotato di una cupola di 8 metri di diametro dove col naso all’insù si ammira il cielo stellato (simulato). 

Si torna a pedalare in un bel tratto in discesa fino a Lucrezia, dove si incontrano i cartelli che indicano il territorio di produzione del vino tipico delle valli del Metauro, ottenuto da uva proveniente da vitigni Bianchello (detto anche Biancame) o mescolato per massimo un 5% con la Malvasia. Dopo la lunga discesa ci aspetta l’ultima fatica dell’itinerario: si percorre un breve tratto di strada Flaminia che porta direttamente a Fano, si svolta a sinistra verso i colli, si sale fino a 200 metri di altezza per 4,5 km dove si raggiunge l’Eremo di Monte Giove, che svetta su tutta la valle del Metauro e la città di Fano.

L’Eremo nasce nel 1608 con il dono di alcune terre che un Nobile fece agli Eremiti Camaldolesi. Al suo interno oltre alla chiesa e al giardino, sono presenti una farmacia dove anticamente si trattavano spezie a scopo curativo e una biblioteca che custodisce circa 1000 volumi a stampa dal XVI al XIX secolo.

La Fano Romana e l’Adriatic Bowl

Un’ultima vista alla costa adriatica da qua sopra e si torna verso il punto di partenza passando da Fano. Scesi in città oltre a passare per la Rocca Malatestiana, il Bastione di San Gallo, l’Ex Chiesa di San Francesco e l’Arco di Augusto, tutte tappe obbligatorie per chi visita la città, abbiamo riservato in questo itinerario una sosta all’Adriatic Bowl, la piscina vuota usata per lo skateboard, costruita in un’area di 400mq e delle dimensioni di 18 x 24 metri. Il messaggio per gli ospiti internazionali è il seguente “With everything Italy has to offer, you can add now the best bowl in Europe”, parole con le quali ci piace terminare questo percorso.

Hotel Prestige

L'Hotel si affaccia direttamente sul bellissimo lungomare in località Torrette, in una posizione tranquilla e a due passi dalla spiaggia. Il mare si vede, si sente e si vive, anche nei piatti proposti dalla cucina: nella graziosa sala pranzo ti attenderanno proposte per tutti i gusti, con un'ottima selezione di ricette di pesce fresco, e un ricco buffet di verdure e contorni.

Lo spazioso giardino esterno ospita una vasca idromassaggio dove rilassarsi e rinfrescarsi, come nella terrazza solarium con vista mare.

Tartufo bianco di Acqualagna

Sua Maestà Tartufo bianco di Acqualagna: l’oro della terra

Il re della tavola, dai boschi delle Marche nelle tavole di tutto il mondo

Articolo di: Mauro Del Zoppo
Lettura: 4 minuti

Qual’è la differenza tra il prezzo e il valore? Quando si parla di tartufo bianco, di differenze ce ne sono ben poche.

Il fungo più prezioso del mondo costa, e neanche poco. E non c’è da stupirsi del prezzo: il tartufo bianco è una rarità assoluta, nasce e cresce in condizioni uniche, difficile da trovare e ancora più difficile da acquistare. Non solo per il suo altissimo valore monetario, anche perchè i “pezzi migliori” vengono gelosamente custoditi dai tartufai, per poi essere venduti ai migliori ristoranti in tutto il mondo.

Tra tutti i tartufi presenti e commercializzabili in Italia, il bianco pregiato (Tuber Magnatum Pico) è l’unico che non è possibile coltivare, almeno per ora. Un prodotto quindi più esclusivo, con una disponibilità inferiore e un aroma veramente unico ed inimitabile. Gli intenditori conoscono bene il Tartufo Bianco di Acqualagna, e sanno che probabilmente non è secondo neanche a quello d’Alba, famoso in tutto il mondo.

Se anche tu sei un buongustaio, e vuoi godere di una bontà esclusiva italiana, non farti mancare una visita a questo grazioso borgo a ridosso della magnifica Gola del Furlo. Magari proprio tra ottobre e novembre, quando si svolge la famosa Fiera nazionale del Tartufo bianco!

[Foto di Turismo Acqualagna]

Fin da ragazzo, mi pareva che andando per boschi senza un cane avrei perduto troppa parte della vita e dell’occulto della terra

Cesare Pavese

L’oro della terra marchigiano

Una delle prelibatezze italiane per eccellenza, il tartufo bianco pregiato trova ad Acqualagna e nei boschi limitrofi le condizioni ideali per la sua maturazione.

Il clima favorevole e il terreno duro, argilloso e ricco di sali regalano ottime pepite tutto l’anno.

Ogni stagione ha infatti il suo tartufo, e gli abitanti di Acqualagna lo sanno bene:

  • il Bianco Pregiato, il più raro e stimato, da fine settembre a gennaio; 
  • il Nero Pregiato (Tuber Melanosporum Vitt) dal 1° dicembre al 15 marzo;
  • il Bianchetto (Tuber Borchii Vitt) dal 15 gennaio al 15 aprile;
  • il Nero Estivo, o Scorzone (Tuber Aestivum Vitt), dal 1° giugno al 31 agosto.

Se non sei abbastanza vicino per venire qui, non preoccuparti! Puoi comunque acquistare dei buonissimi tartufi online, raccolti, preparati e spediti direttamente da Acqualagna: ti basta visitare il sito tartufiesapori.com, scegliere la specie, il peso e le pezzature desiderate, ed il gioco è fatto! Riceverai direttamente a casa i tuoi pezzi in perfetta forma.

Tartufi da vivere

Oltre allo speciale itinerario di gusto che puoi vivere qui, Acqualagna offre delle esperienze indimenticabili per valorizzare a 360° il suo più prezioso figlio.
In città troverai il Museo del Tartufo, nato qualche anno fa per tutelare, scoprire e valorizzare tutto ciò che riguarda questa eccellenza italiana. Qui potrai avvicinarti al mondo dei tartufi con un approccio del tutto esperienziale: ammirare, toccare… e anche annusare! Grazie alle due postazioni olfattive potrai infatti sentire tutti i diversi aromi e le differenze tra il bianco e il nero.

Un’esperienza fra tutte, è sicuramente la caccia al tartufo insieme ad un esperto “trifulau” ed al suo fidato cane.

Ti sei mai chiesto quanto sia difficile trovarli? Come tutti i migliori tesori, anche il tartufo si sa nascondere bene, e senza l’aiuto di un amico a quattro zampe sarebbe quasi impossibile scovarli. Immergersi nei colori e profumi del bosco, alla ricerca di una rara pepita, occultata in angoli segreti e difficili da raggiungere… sarà un'emozione unica!

La ricerca dell’oro

Lo sapevi che dal 2021 la ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali’ è ufficialmente iscritta nella lista Unesco del Patrimonio culturale immateriale? Una notizia importante per tutti quei piccoli borghi italiani e per tutti i tartufai che basano il proprio stile di vita sulla ricerca del tartufo. Perfino l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza di questa attività, anche perché non si tratta solo di un semplice mestiere, ma di una prestigiosa tradizione, da mantenere e tramandare. L’amore per i boschi,per i tartufi e per il rapporto tra uomo e cane è qualcosa che resiste al trascorrere degli anni e delle generazioni.

Non hai mai provato l’ebbrezza della ricerca al tartufo? Non perdere l'occasione di vivere un’avventura davvero unica!

Ma come nascono i tartufi?

La natura è veramente straordinaria, può rendere magico anche un solo istante. Il ritmo musicale dei suoi cicli è un miracolo inimitabile, e i tartufi nascono proprio grazie a questa periodicità.

Dopo la pioggia si formano nel terreno del bosco delle muffe, che si aggrappano poi alle radici di alcuni alberi, avvolgendole e formando un insieme di muffe chiamato micelio. Questo insieme di muffe, se le condizioni lo permettono, continuano a vivere in simbiosi con la pianta, assorbendo le sostanze organiche, la linfa vitale necessaria alla maturazione del tartufo.

Quando emana il suo irresistibile profumo, vuol dire che ha raggiunto la maturazione completa. Ora c’è bisogno solo di un abile cane da tartufo pronto a scovarlo!

Facciamo chiarezza

Ma quali sono le piante dov’è più probabile che nasca il tartufo? Questi alberi sono soprattutto querce, pioppi, noccioli e salici.

E i migliori cani per scovarli? Le razze più indicate sono il lagotto romagnolo, il più utilizzato in assoluto (viene chiamato infatti il “re del tartufo”), il bracco, il pointer inglese, lo spinone italiano, il jack russell terrier e il cocker.

Il tartufo fa bene!

Oltre che essere buonissimo, il tartufo fa anche bene al nostro organismo. Che sia bianco, nero, scorzone o uncinato, ha delle caratteristiche importanti per la nostra salute: è ricco di vitamine e magnesio, fa bene ai reni grazie al potassio di cui è ricco… e ringiovanisce anche, grazie all’effetto elasticizzante sui nostri tessuti!

Fiera del Formaggio di Fossa di Sogliano

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Fiera del Formaggio di Fossa di Sogliano Dop

Tra novembre e dicembre, la tradizionale festa dell’oro giallo di Sogliano

Articolo di: Mauro Del Zoppo
Lettura: 4 minuti

La Romagna è terra di grandi tradizioni culinarie e di prodotti straordinari. Uno di questi è senza ombra di dubbio il Formaggio di Fossa. Un formaggio molto speciale, tradizionalmente prodotto a Sogliano al Rubicone e nelle zone limitrofe, dalla morbidezza, fragranza e odore veramente unici.

Ma qual è l’occasione perfetta per gustare questa specialità esclusiva? A Sogliano tutti gli anni si svolge una grande festa dedicata proprio al prodotto orgoglio della città, le ultime due domeniche di novembre e la prima domenica di ottobre.

Una vera opportunità per degustare i prodotti tipici soglianesi e romagnoli, nella bellissima cornice di un piccolo borgo medievale circondato da panorami mozzafiato.

Quest’anno, il 20 e 27 novembre e il 4 dicembre, non perderti la Fiera del Formaggio di Fossa di Sogliano Dop!

[Foto di Visit Sogliano]

Adatto a :

Tutti i buongustai e chi vuol assaggiare una vera eccellenza romagnola

Mezzo :

Passeggia senza fretta tra gli stand e i profumi della Fiera

Durata :

Le domeniche 20, 27 novembre e 4 dicembre 2022

La sfossatura

Il rito della “sfossatura” dei formaggi avviene tradizionalmente il giorno di Santa Caterina, il 25 novembre. Ma perché proprio questo giorno? Si racconta che la martire venne condannata a morte per decapitazione, ma dal suo collo non sgorgò sangue… ma latte!

La Tradizione in strada

L’appuntamento con i sapori tipici di una volta è ormai fisso, pensa che quella del 2022 è la 47° edizione della Fiera. Un’autentica kermesse del gusto, dove i migliori ristoratori, produttori e soprattutto “infossatori” della zona, si trasferiscono negli stand e nelle casette in legno sparse per il borgo, e dove ciascuno interpreta e propone in maniera personale il formaggio di fossa, abbinandolo ad altri prodotti locali, come la pasta fresca, il savòr, la saba, il miele e i salumi.

La Pro Loco di Sogliano è l’associazione che organizza la fiera, grazie al prezioso aiuto dei tantissimi volontari, ed è anche il punto di riferimento dove assaggiare le specialità.
La preparazione dei piatti inizia già dai giorni precedenti alla Fiera, quando le sfogline iniziano ad impastare e a tirare a mano la pasta, come gli gnocchi, le tagliatelle e i passatelli. Poi ci sono le grigliate di carne, le erbe cotte, la sempre presente piadina romagnola… e il formaggio di fossa naturalmente!

Oltre al cibo, tanti eventi

Oltre che l’inconfondibile profumo, camminando per Sogliano sentirai anche la musica delle bande che allietano i visitatori. In queste 3 domeniche, infatti, il calendario è ricco di eventi, come spettacoli teatrali, concerti, convegni e l’immancabile area dedicata ai bambini ed al divertimento, con animazioni e i divertentissimi giochi antichi. Anche i musei rimangono sempre aperti durante la Fiera: lo sai che solo a Sogliano ce ne sono addirittura 7? Inevitabile è il Museo del Formaggio di Fossa, poi ci sono il Museo del Disco d’Epoca, la Collezione di Arte Povera, il Museo della Linea Christa, il Museo Leonardo da Vinci e la Romagna, il Museo minerario e la Raccolta Veggiani.

L’eccellenza 100% soglianese

Il Formaggio di Fossa è ormai rinomato in tutto il Paese, ed è riconosciuto da tutti come prodotto di élite, un vero orgoglio made in Romagna. La consistenza e il sapore così distintivo che proviene da quel riposo nelle fosse lo rendono veramente unico, un formaggio ricercato dai cuochi e dai golosi di tutt’Italia, e non solo.

L’abbinamento perfetto? Il maggior consenso ci dice con il Savòr, una sorta di marmellata fatta con mosto di vino, frutta secca e frutta selvatica. Nessuno sa bene le proporzioni o gli ingredienti precisi… la ricetta è infatti segreta, e tramandata di generazione in generazione dalle famiglie di questi luoghi.

Da provare anche con la saba, uno sciroppo fatto con mosto d’uva e zucchero, considerato un vero e proprio conservante naturale… Più passa il tempo più diventa buono!

È ottimo anche accompagnato da un buon miele di castagno, e un bel bicchiere di vino rosso naturalmente. Magari di vin brulè, l’ideale per scaldarsi nei primi freddi autunnali. Una leggenda locale racconta che il Formaggio di fossa sia anche afrodisiaco… chissà, sicuramente sappiamo che è un prodotto DOP!

Dal 2009 ha ottenuto la prestigiosa denominazione, diventando ufficialmente “Formaggio di Fossa di Sogliano Dop”. Il marchio delimita un territorio di produzione ben preciso, e tutela i vari passaggi nella produzione del latte, nella caseificazione e nella maturazione.

Produrre un formaggio DOP non è affatto semplice, anzi! Si parte dal controllo dell’alimentazione animali, poi quella del loro latte, fino ad arrivare alla caseificazione. Prima di essere calate nelle fosse, le forme devono raggiungere un certo grado di maturazione, devono essere abbastanza stagionate. Appurato ciò, inizia la fase di infossatura, rigorosamente in alcune fosse storiche “ufficiali” e censite al Comune, profonde circa 3/4 metri. Durante questi mesi sotto terra il formaggio si trasforma, cambia forma, colore e sostanza, e perde una buona percentuale di grassi e di lattosio, facendolo diventare un prodotto indicato a tutte le diete.

L’ultimo controllo di qualità e igienico-sanitario viene eseguito all’uscita a novembre: se tutti questi passaggi vengono rispettati, il laboratorio rilascerà la certificazione DOP.

Una storia lunga mezzo secolo

Ma se quella del 2022 è la 47° edizione della Fiera, in principio a chi sarà venuta l’idea di organizzare una festa dedicata al Formaggio di Fossa?

La storia ci racconta che i contadini della zona, in agosto, avevano pronti i loro formaggi, di vacca o di pecora. Tutte le forme che eccedevano dal consumo personale familiare venivano portate nelle “fosse”.

A novembre, dopo la maturazione, uscivano dalle fosse con i loro formaggi, e quelli in più li potevano vendere agli interessati.

Con la nascita della Pro loco, negli anni ‘70, arrivò anche l’idea di organizzare una piccola sagra per celebrare questa cerimonia che si ripeteva ogni anno. Si iniziò con un ombrellone e un paio di tavolini: tutto quello che bastava ai contadini per appoggiare i loro formaggi e venderli ai passanti. Il resto, è storia!

Da Misano a Onferno in bicicletta

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Dal mare di Misano Adriatico alle grotte di Onferno in bici

Una pedalata tra storia e borghi della Valconca e Val Ventena

Articolo di: Massimo Colasurdo
Lettura: 5 minuti

Percorrere la strada sterrata lungo il fiume Conca, seguire i serpentoni e i saliscendi nella valle del Ventena, ammirare la Rocca di Montefiore da diverse angolazioni e infine pedalare sopra un crinale fatto di grotte. Ecco il nuovo percorso, un anello di 59 km che parte da Misano e arriva a Onferno passando per i borghi di Gemmano, Montescudo e Monte Colombo.

Ad ospitare il nostro punto di partenza è l’Hotel Nettuno di Misano, gestito da 5 anni da Lorenzo e suo fratello.

Punto di partenza :

Hotel Nettuno di Misano Adriatico (RN)

Grado di difficoltà :

Medio/Impegnativo (40/70km di distanza | 800/1500m di dislivello)

Tipologia di percorso :

Sterrato e Asfalto

Bici consigliata :

Gravel, MTB ed eBike

Info utili

Lorenzo, gestore di Hotel Nettuno, racconta che nel periodo autunnale la chef è già al lavoro per l’anno prossimo, pronta a sperimentare sempre nuove ricette e far gustare le specialità locali con qualche novità. Per gli esploratori invece, ci sono sempre a disposizione mappe con gli itinerari del territorio. Per la bici, il primo consiglio è senz’altro la Panoramica.

L’Ecovia del Conca fino a Morciano

In sella. In poche pedalate si arriva alla grande rotonda del Parco Mare Nord e si imbocca via della stazione fino alla rotonda successiva. Si passa per il centro di Misano e superata la statale verso monte si accede alla ciclabile di Via Carro. Si prosegue sul cavalcavia sopra l’autostrada e si scende costeggiando l’autodromo, dove il rombo dei motori è sempre udibile in questi mesi: siamo di fronte al bacino del fiume Conca dove inizia il sentiero sterrato dell’Ecovia. Le ecovie sono un progetto del comune di Misano che prevede tre itinerari: Conca, Mare e Colline. Quello del Conca è un percorso naturalistico che parte da Portoverde e costeggia il fiume verso l’entroterra per 8 km. 

Proseguendo la pedalata si incontrano informazioni sull’area faunistica e indicazioni sul piccolo cayon, poi si sbuca in via Fornace su una strada asfaltata con accanto il laghetto da pesca. Riprendendo il percorso si costeggia il fiume fino a Guado Pian Ventena che divide San Clemente da San Giovanni in Marignano.

Si continua sempre con il fiume sulla sinistra e sulla destra alcuni vitigni di Cabernet Sauvignon della Ennio Ottaviani Winery di San Clemente che, con un messaggio, invitano gli ospiti dell’ecovia al riposo degustando vino e ricaricando le ebike.

Dietro l’industria Ceramiche del Conca e all’altezza del Parco Urbano il terreno si fa più umido con tratti fangosi e si arriva sotto il ponte di Morciano, dove con una breve salita si accede alla strada asfaltata.

Verso Gemmano, avamposto dell’Adriatico

A Morciano si pedala sotto l’edificio ad arco dove una lastra di marmo incisa ricorda la sosta di Garibaldi nel 1859 e poi lungo Via Arno. Si imbocca via Conca dove l’area urbana è ormai già lontana, si sentono i primi spari dei cacciatori e si inizia a intravedere la Rocca di Montefiore, una presenza che ci accompagnerà per quasi tutto il percorso. Appena si inizia a salire leggermente si incontra Gracco, un ristorante di cucina tipica dai sapori ricercati, subito dopo un maneggio e a poche centinaia di metri, la prima vera salita: 3 km, pendenza media del 7,5% fino a 390 metri di altezza.

Siamo a Gemmano, il cartello all’entrata riporta “città delle grotte” e un invito a rallentare perché in questo paese i bambini giocano ancora per strada. Poi arrivati sotto la cinta muraria, appare una grande insegna “Benvenuti a Gemmano” e finalmente si entra nel borgo, il punto più alto nella Valconca della provincia riminese.

Gemmano è conosciuta principalmente per due motivi: la linea gotica e le grotte di Onferno

I primi di settembre del 1944 il paese fu distrutto in seguito alla battaglia per lo sfondamento della linea gotica da parte di inglesi, indiani e nepalesi verso le zone occupate da tedeschi e austriaci. Nel punto panoramico del borgo si trova una mappa ovale fatta in mosaico che illustra i territori della linea gotica e alzando lo sguardo è possibile ammirare la sagoma, ben visibile, della Rocca di Montefiore. Alcuni cartelli e foto dentro al borgo ricordano poi la tipica struttura medievale del paese e testimoniano come la ricostruzione nel dopoguerra l’abbia resa più moderna, ma sempre caratterizzata dalle mura che la circondano. 

Onferno e le sue grotte

Da Gemmano inizia la discesa, si incontra il Bar Sport con imprese sportive disegnate sui muri e l’insegna "Strada dei vini e dei sapori dei Colli di Rimini", un’associazione di promozione del territorio della Valconca e della Valmarecchia che organizza tour enogastronomici in alcune cantine della zona. 

Poi si prosegue con un bel serpentone e curve a gomito fino a imboccare via provinciale Onferno e continuare a scendere fino a 160 metri di altitudine. Siamo circondati da colline verdi dalle forme sinuose e attraversiamo la Riserva Naturale Orientata di Onferno nella valle del Ventena che ospita diversi itinerari come il sentiero della Madonna della Pioggia, il sentiero del Faggio e il sentiero botanico. Dopo poco riparte la salita, 2,5km e dislivello medio del 7,6% fino al Castello di Onferno, anticamente Castrum Inferni, e al Museo della Riserva, dove si accede alle grotte.

Le grotte di Onferno si sono create come fenomeno carsico: un fiume che ha scavato rocce gessose dando luogo a cunicoli, stanze, anfratti per circa 750 metri. L’esplorazione completa delle grotte risale al 1916. Al pubblico sono aperti circa 400 metri di percorso e un dislivello di 64 metri che è possibile visitare per circa un’ora con guida e attrezzatura fornita dallo staff. La grotta ospita una colonia di 8000 pipistrelli di diversi tipi: una mappa all’entrata ne illustra almeno 6.

Montescudo-Monte Colombo e il ritorno al mare

Si torna in sella, si riprende a pedalare su un breve saliscendi per poi trovarsi sul crinale del promontorio a 390 metri. Da qui parte una strada dritta in discesa, molto bella da percorrere, con il Monte Titano davanti. Il rettilineo poi si fa curva fino ad arrivare alla Strada provinciale Conca dove per qualche centinaio di metri ci troviamo nelle Marche. Inizia il rientro verso mare. Dopo un tratto di provinciale si gira a sinistra in direzione del primo dei due borghi uniti dal 2016 nel comune di Montescudo-Monte Colombo.

Riparte la salita e in 3 km si arriva a Montescudo. Cuore del borgo è la Piazza del Comune con un pozzo centrale e la Torre Civica unita tramite cunicoli alla Rocca quattrocentesca. A 2 km da qui è possibile visitare anche il Castello di Albereto, ora sede dell’omonimo ristorante che offre piatti della tradizione romagnola del Montefeltro con qualche elemento asiatico.
Si prosegue e dopo solo 1 km siamo a Monte Colombo, si passa per la piazza semicircolare su via Bologna e ci si ferma all’imbocco di Vicolo Malatesta, dove il campanile, il passaggio ad arco e la torretta bassa e circolare creano uno scorcio molto suggestivo. Usciti dal paese, invece di seguire la strada principale verso Croce e San Savino, si imbocca a sinistra la via che costeggia il Rio Melo e che arriva a Coriano. Da qui si scende verso la zona industriale di Riccione fino a imboccare il lungomare che ci riporta a Misano.

Si conclude così questo percorso autunnale di media lunghezza. Quattro salite e 980 metri di dislivello, che, come disse un’altro appassionato ed eroico ciclista di inizio ‘900 si superano “faticando concordi, sani, contenti”.

L'Hotel Nettuno

Hotel Nettuno è molto apprezzato per la vicinanza alla spiaggia, a solo qualche decina di metri, ed è a ridosso dell'isola pedonale, perfetta per passeggiare la sera o farsi una bella pedalata.
Ma la punta di diamante dell'hotel è la cucina: qui potrai assaporare le migliori specialità nazionali e del territorio romagnolo, tutte preparate con prodotti freschi, genuini e provenienti dai contadini locali.

Le Ville del Parco San Bartolo

Villa Imperiale e Villa Caprile, capolavoro all'italiana

Alla scoperta delle maestose Ville del Parco San Bartolo, immersi in una natura rigenerante

Articolo di: Mauro Del Zoppo
Lettura: 3 minuti

Un verde promontorio a capofitto sul mare, percorso da una caratteristica strada panoramica che si snoda tra strapiombi rocciosi, alture, boschi e paesaggi mozzafiato. Il Parco Naturale del Monte San Bartolo si presenta così, una vera e propria riserva custodente non solo bellezze naturali, ma anche preziosi siti di interesse storico-culturale.

Qui potrai infatti visitare la famosa Villa Imperiale, autentica perla del Rinascimento, o la splendida Villa Caprile del ‘600, con i suoi maestosi giardini.

Se sei appassionato di passeggiate nella natura, di sentieri, di panorami mozzafiato e di storia e arte, qui troverai tutto quello che cerchi, e molto di più!

Villa Imperiale… la percezione di un sogno, la magia assoluta del sogno italiano di bellezza

Philippe Daverio

Adatto a :

Tutti gli appassionati di natura, paesaggi, storia e cultura

Mezzo :

Piedi, bicicletta o auto

Durata :

Una giornata intera

Periodo consigliato :

Primavera, estate

Un comodo consiglio:

Hai intenzione di visitare il Parco più volte? Scarica sul tuo cellulare l’app 'San Bartolo Experience'! Qui troverai diverse funzioni interattive, mappe georeferenziate e utili consigli per scoprire tutti i segreti del Parco!

La Panoramica da Gabicce a Pesaro

A chi non piacerebbe provare l’emozione di imboccare una strada misteriosa, senza saper bene dove si andrà a finire? La strada panoramica del San Bartolo è proprio così, ti condurrà in luoghi poco conosciuti e sentieri segreti, circondati da borghi antichi, castelli e palazzi storici.

Arrivati ai piedi del colle di San Bartolo, prima di raggiungere Pesaro, scoprirai delle straordinarie bellezze storiche nascoste nel verde. 

Si tratta di Villa Imperiale e Villa Caprile.

Qui, la sosta è d’obbligo: un tale splendore non può lasciarti indifferente.

Villa Imperiale, il gioiello del San Bartolo

Passeggiando per i tranquilli boschi del Parco, respirando l’aria fresca e buona che arriva dal mare, ti imbatterai in alcune meraviglie architettoniche: si tratta di antiche e maestose residenze signorili, nascoste dalla vegetazione e immerse nel verde.

Posta sul colle San Bartolo, si trova la “Villa Imperiale”, un vero e proprio gioiello di architettura rinascimentale. Avvolta da un paesaggio incantato e fiabesco, la Villa ti lascerà a bocca aperta fin dal primo sguardo. 

Costruita tra le metà del ‘400 e del ‘500, per volontà di Alessandro Sforza, deve il nome di “Imperiale” al fatto che fu proprio l’imperatore Federico III d'Asburgo a porre la prima pietra per la sua costruzione.

Ammirando la bellezza dei saloni completamente decorati da affreschi rinascimentali e la magnificenza dei giardini, immaginerai come poteva essere la vita dei Signori di quel periodo... provando anche un po' di invidia probabilmente.

Villa Caprile, bellezza all'italiana

Discendendo il colle, poco distante da Villa Imperiale, troverai un’altra splendida residenza storica: Villa Caprile.

La tua vista verrà inizialmente catturata dai grandi e magnifici giardini all’italiana che anticipano il palazzo: disposti su tre piani di altezza seguendo le dolci forme del colle, sono entrati a far parte dei “Giardini più belli d’Italia”.

Entrato nel primo giardino, fai attenzione a non avvicinarti troppo alle bellissime fontane: potresti ritrovarti improvvisamente inzuppato!

I getti d’acqua seicenteschi sono infatti ancora funzionanti, e sorprendono periodicamente i visitatori con i loro improvvisi spruzzi.

Visite guidate nelle Ville

Se vuoi osservare meglio le Ville in tutti i loro magnifici dettagli, puoi partecipare a una visita guidata. Una guida esperta ti porterà alla scoperta dei lussuosi saloni e degli sfarzosi giardini.
Le visite previste per Villa Imperiale si svolgono:

  • ogni mercoledì dalle 15.30 alle 18.30
  • ogni sabato dalle 10.00 alle 13.00

Le visite a Villa Caprile sono invece attive in periodo estivo (da giugno a settembre) tutti i giorni, inclusi i festivi, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, senza prenotazione. Negli altri periodi e orari solo su prenotazione per gruppi di almeno 25 persone.

1/4

Convento dei Girolamini

Un luogo spirituale, di pace e tranquillità, che merita una visita se vi trovate nella zona.

Immerso nel cuore del Parco, il Convento, oggi di proprietà privata, risale al XII secolo e custodisce le reliquie di un Santo spagnolo protettore dei bambini che visse qui nel ‘300.

Ogni 2 maggio le porte della chiesa si aprono e si celebra un'antica tradizione popolare: la festa di San Bartolo e la benedizione dei bambini.

2/4

Faro di Monte San Bartolo

Alle spalle del Convento, vedrai innalzarsi una torre bianca di 25 metri: è il Faro del San Bartolo, che domina il mare dinanzi dal suo colle a 175 metri d’altezza.

Questo silenzioso gigante fa da sentinella per i marinai che navigano l’Adriatico dal 1945.

Essendo sotto controllo della Marina, il faro è visitabile all’interno solo in alcune giornate particolari con visite guidate, ma vale la pena anche solo avvicinarsi per ammirarlo in tutta la sua maestosità: da quassù, la vista su Pesaro e sul mare è fantastica!

3/4

Cimitero ebraico

Un luogo ricco di storie e di memoria, affacciato verso il mare e verso Est, come vuole la tradizione, nella direzione di Gerusalemme.

Passeggiando tra i monumenti sepolcrali, sarai avvolto da una sensazione di pace e tranquillità, immerso in un paesaggio in cui il verde delle colline si fonde con l’azzurro del mare.

4/4

Baia Flaminia

Scendendo dal colle, a pochi minuti a piedi si trova una bellissima e lunghissima spiaggia libera: Baia Flaminia.

Posizionata nella punta inferiore del Parco San Bartolo, la Baia ne rappresenta il portone d’ingresso. La spiaggia regala delle vedute panoramiche mozzafiato, potrai fare una nuotata in mare e allo stesso tempo avere il monte San Bartolo che scende alle tue spalle. Grazie a questa posizione privilegiata, Baia Flaminia è uno dei rari luoghi in cui è possibile ammirare lo spettacolo sia dell'alba sia del tramonto sul mare. Non dimenticarti di immortalare questi speciali momenti!

1/4

Convento dei Girolamini

Un luogo spirituale, di pace e tranquillità, che merita una visita se vi trovate nella zona.

Immerso nel cuore del Parco, il Convento, oggi di proprietà privata, risale al XII secolo e custodisce le reliquie di un Santo spagnolo protettore dei bambini che visse qui nel ‘300.

Ogni 2 maggio le porte della chiesa si aprono e si celebra un'antica tradizione popolare: la festa di San Bartolo e la benedizione dei bambini.

2/4

Faro di Monte San Bartolo

Alle spalle del Convento, vedrai innalzarsi una torre bianca di 25 metri: è il Faro del San Bartolo, che domina il mare dinanzi dal suo colle a 175 metri d’altezza.

Questo silenzioso gigante fa da sentinella per i marinai che navigano l’Adriatico dal 1945.

Essendo sotto controllo della Marina, il faro è visitabile all’interno solo in alcune giornate particolari con visite guidate, ma vale la pena anche solo avvicinarsi per ammirarlo in tutta la sua maestosità: da quassù, la vista su Pesaro e sul mare è fantastica!

3/4

Cimitero ebraico

Un luogo ricco di storie e di memoria, affacciato verso il mare e verso Est, come vuole la tradizione, nella direzione di Gerusalemme.

Passeggiando tra i monumenti sepolcrali, sarai avvolto da una sensazione di pace e tranquillità, immerso in un paesaggio in cui il verde delle colline si fonde con l’azzurro del mare.

4/4

Baia Flaminia

Scendendo dal colle, a pochi minuti a piedi si trova una bellissima e lunghissima spiaggia libera: Baia Flaminia.

Posizionata nella punta inferiore del Parco San Bartolo, la Baia ne rappresenta il portone d’ingresso. La spiaggia regala delle vedute panoramiche mozzafiato, potrai fare una nuotata in mare e allo stesso tempo avere il monte San Bartolo che scende alle tue spalle. Grazie a questa posizione privilegiata, Baia Flaminia è uno dei rari luoghi in cui è possibile ammirare lo spettacolo sia dell'alba sia del tramonto sul mare. Non dimenticarti di immortalare questi speciali momenti!

Castel Trosino

Castel Trosino, il borgo medievale con i tesori longobardi

Un viaggio nel tempo nel paesino che spicca sull’altura, circondato da oasi naturali e leggende antiche

Articolo di: Mauro Del Zoppo
Lettura: 3 minuti

A pochi km da Ascoli Piceno, arroccato su una grande altura di travertino, sorge Castel Trosino, un piccolo e grazioso borgo medievale, che da quassù domina tutta la valle del fiume Castellano.

Un paesino tranquillo e silenzioso, che gode di una grande ricchezza storica e culturale e di panorami veramente unici. Arrivare a Castel Trosino sarà una di quelle esperienze che non dimenticherai facilmente, la pace e la quiete che si respirano in queste stradine di pietra è incredibile.

Se hai bisogno di staccare un po’ dalla frenesia della vita, respirare aria buona a polmoni pieni e trovare un luogo dove rilassare la mente, sei nel posto giusto!

Adatto a :

Appassionati di storia, borghi medievali e panorami mozzafiato

Mezzo :

Passeggia per il borgo a piedi

Periodo consigliato :

Estate per un bagno fresco, Primavera e Autunno per una visita nel borgo

Un luogo fatato e nascosto

Proseguendo il corso del fiume Castellano, in direzione di Ascoli, si trova un luogo incantato, isolato nella vegetazione...il ponte di Tasso: un antico ponte romano di travertino, con un tradizionale arco a tutto sesto, che offre una magnifica veduta sulla cascatella che lo attraversa.

Sul cocuzzolo

Non puoi visitare il Piceno e lasciarti sfuggire questo piccolo gioiello: Castel Trosino merita almeno una piccola visita, anche solo per ammirare l’incredibile panorama che si gode da quassù.

Per entrare nel paesino c’è solo una via d’ingresso da percorrere necessariamente a piedi, dato che il resto della cinta muraria è letteralmente a strapiombo sulla vallata: dopo una breve salita, un’antica porta con arco a tutto sesto ti condurrà nel cuore del borgo. Qui, passeggiando tra gli stretti vicoli di pietra, tra i colori e i profumi dei fiori che abbelliscono i balconi e le scale delle case, ti sembrerà di essere in uno di quei luoghi usciti da una favola Disney.

Raggiungi il giardino del belvedere, lo scenario che ti si aprirà agli occhi è meraviglioso: puoi ammirare il bellissimo lago, il torrente e le verdi colline del Piceno tutt’intorno. Uno scenario troppo bello per non essere fotografato!

Una nobile storia d’amore

Nel centro del paese vedrai l’affascinante piazzetta principale, con un grazioso giardinetto e la Chiesa di San Lorenzo Martire che si affaccia. Proprio in questa piazzola, la tua attenzione verrà catturata da un piccolo edificio in pietra chiamato “Casa della Regina”, o anche “Casa di Re Manfrì”. 

Una leggenda pervade le mura di questa costruzione: si narra che Manfredi, il figlio di Re Federico II, arrivò da quelle parti, in visita ai confini del suo regno. Passando qui davanti, Manfredi vide la bellissima fanciulla che viveva in questa casa affacciata dalla bifora, e se ne innamorò perdutamente. Il loro amore, si dice, fu breve ma intenso... e da quel momento in poi, lei divenne la ”Regina di Castel Trosino”.

Una visita al fiume

Se vuoi vedere (e fotografare) il paese da un’altra prospettiva, molto suggestiva, scendi fino al fiume e guarda verso lo sperone di roccia: vedrai Castel Trosino svettare sulla cima, con la sua cinta muraria e la torre della Chiesa all’estremità.

Sotto la rocca, il fiume viene sbarrato da una diga, formando il grazioso Lago di Casette.

La vegetazione spontanea che cresce rigogliosa intorno al torrente dà vita ad un'autentica oasi naturale, meta prediletta dagli ascolani nella stagione estiva, per un bagno rinfrescante e rigenerante.

Da secoli, infatti, queste acque sono state usate per le loro proprietà terapeutiche: l’acqua del Castellano si mischia proprio qui con le vicine sorgenti d’acqua sulfurea (salmacina), conferendogli il tipico colore verde.

Queste acque miracolose erano già ben conosciute dai Romani, che ne sfruttavano i benefici in centri termali e piscine qui vicine.

Se vieni a Castel Trosino in estate, ricordati il costume!

Il tesoro longobardo

In qualche minuto di passeggiata, potrai raggiungere un vero e proprio tesoro storico, una necropoli longobarda di oltre 260 tombe. Scoperto casualmente da un parroco nel 1893, questo sito vanta un primato archeologico: la prima necropoli dell’Italia centrale ad essere ritrovata. Alcune di queste tombe conservavano al loro interno preziosità in oro e argento, dando a questo luogo il nome di “Tesoro dei Longobardi”.

Oggi è possibile visitare la maggior parte della necropoli, la raggiungerai con un breve sentiero nel bosco. Qui potrai anche ammirare, oltre alla riproduzione di una cerimonia funebre longobarda, una cripta in vetro con all’interno uno scheletro completo di corredo funebre. Un po’ inquietante forse... ma sicuramente suggestivo!

Sfamati nella Taverna medievale

Nel centro del borgo si trova un suggestivo ristorantino (l’unico del paese), dall’aspetto tipicamente medievale: La Taverna del Longobardo.

Fermati qui per una pausa dalla tua passeggiata a Castel Trosino, per un pranzo o una cena in questo suggestivo locale in pietra accuratamente ristrutturato.

L’atmosfera dentro la Taverna è magica, nelle incantevoli sale disposte nei tre piani potrai assaggiare le specialità tradizionali del territorio... consigliatissime le immancabili olive all’ascolana!

Uso e Rubicone Bici Tour

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Una pedalata in Romagna, tra i fiumi Rubicone e Uso

In bici dal mare di Bellaria, passando per Santarcangelo, Torriana, Sogliano e San Mauro

Articolo di: Massimo Colasurdo
Lettura: 5 minuti

Per iniziare la stagione autunnale abbiamo pensato ad un percorso in parte su fondo sterrato, tra eccellenze gastronomiche e tradizione poetica con soste in alcuni borghi romagnoli.

Questo itinerario ad anello di 66,8 km e dislivello di 690 metri parte dal lungomare riminese, tocca Torriana e Sogliano e rientra lungo il Rubicone e le sue città. Punto di partenza l’Hotel Roma di Bellaria.

Punto di partenza :

Hotel Roma di Bellaria (RN)

Grado di difficoltà :

Medio (40/70km di distanza | 0/800m di dislivello)

Tipologia di percorso :

Sterrato e Asfalto

Bici consigliata :

Gravel, MTB ed eBike

Che storia!

Daniele, gestore di Hotel Roma, racconta come l’albergo di famiglia ha fatto la storia: fu occupato e distrutto durante la guerra e ricostruito da suo nonno. Nel 2018 una grande festa per gli 80 anni, con tanto di servizio in TV. Quando si parla di bici, di entroterra romagnolo e di mete preferite dai turisti, Daniele non ha dubbio, “la più apprezzata è senz’altro Santarcangelo”.

Dai sentieri dell’Uso a Santarcangelo

Si lascia l’hotel, si supera la Stazione e si entra brevemente sul corso principale, Via Pascoli, dove troviamo alcune bancarelle. Si supera il fiume e l’autostrada e si percorre via Fornace in fondo alla quale si entra nei Sentieri del fiume Uso.

L’Uso nasce dal monte della Perticara tra la provincia di Forlì-Cesena e Rimini e scorre per 49 km fino al mare Adriatico. I sentieri sono nati come percorso ciclopedonale di Bellaria e San Mauro Pascoli su entrambe le sponde. Si tratta di strade sterrate e battute lunghe circa 6 km delimitate perlopiù da campi e canneti dove a tratti si può sentire l’acqua che scorre. 

Si pedala per il tratto lungo 2 km di Bellaria e una volta usciti ci si immette in via Stradone prima e poi in via San Vito dove, prima di entrare in città, si incontra il ponte romano, detto il pontaccio, in dialetto “e puntaz”, vicino alla chiesa di San Vito e San Modesto.

Alcuni studi hanno attestato che fosse un ponte molto grande per l’epoca, a 5 arcate e che nel ‘700 parte dei marmi furono usati per restaurare il Ponte di Tiberio di Rimini.

Superata San Vito si prosegue verso Santarcangelo di Romagna e si arriva direttamente all’altezza del Lavatoio Comunale dove lo street artist Eron, nome d’arte di Davide Salvadei, nel 2015 ha omaggiato con una sua opera il poeta Raffaello Baldini e l’identità romagnola con una scena di vita quotidiana del dopoguerra. Santarcangelo è per l’appunto il paese di Tonino Guerra, Baldini, Pedretti e tanti altri poeti dialettali, protagonisti della straordinaria esperienza artistica del “Circolo del Giudizio”. 

Da qui si prosegue per Via Cavour, piena di locali e persone pronte per la colazione e una passeggiata mattutina. Si esce dal borgo e si imbocca la Santarcangiolese dove si pedala per 8,5 km sulla ciclabile fino a incontrare la prima salita.

Da Poggio Torriana a Sogliano

Dalla rotonda si imbocca via Torrianese e inizia la fatica: 3 km, da 100 a 330 metri di dislivello, con punte di pendenza del 14%. Dopo alcune soste per riprendere fiato si arriva finalmente ad un punto panoramico in piano: siamo in piazza Salvador Allende, una terrazza sulla Val Marecchia con di fronte le sagome di Verucchio, San Marino e San Leo.  

Scese le scale dalla piazza si trova la fontana Albero della vita, creata dal poeta Tonino Guerra per rendere omaggio al fiume Marecchia. Dall’altra parte della strada invece una casa color rosso mattone ospita uno dei ristoranti stellati della zona: l’Osteria del Povero Diavolo dello chef Giuseppe Gasperoni. 

Si prosegue e si imbocca la strada in discesa, di fronte l’altopiano bianco della cava calbana. Una volta arrivati in fondo si prosegue lungo la strada che costeggia il fiume Uso per qualche chilometro fino ad incontrare sulla destra la salita verso Sogliano. Dopo 2 km molto serrati fatti di rapporti leggeri, gambe in tensione e pendenze al 15%, si continua con un tratto più morbido fino al centro del paese: siamo nella provincia di Forlì-Cesena vicino alle sponde del Rubicone. 

Questo borgo di 3000 abitanti è conosciuto perlopiù per la sua eccellenza: il formaggio di Fossa di Sogliano e Talamello che è diventato denominazione di origine protetta (DOP). Si tratta di un formaggio con latte di sola pecora oppure misto (mucca e pecora) che viene stagionato per tre mesi in tipiche fosse a forma di fiasco o coniche, scavate nel tufo. Questo metodo di stagionatura risale a fine ‘400 e sembra sia stata una scoperta casuale, in seguito al bisogno di mantenere il formaggio nascosto nelle cave dei granai per evitare che truppe di passaggio potessero rubarlo. A novembre e dicembre di ogni anno viene organizzata anche la Sagra: un buon momento per degustare questa specialità, visitare le fosse e conoscere la storia di questo formaggio e dei mastri infossatori.

Dopo 35 km è ora della sosta per il pranzo in un bar nel centro di Sogliano tra la Torre Civica e la Fontana delle Farfalle dove un mosaico colorato è il canto alla vita ideato da Tonino Guerra.

La Ciocca e le città del Rubicone

Usciti dal paese si scende fino all’incrocio dove si trova l’entrata del Parco le Greppe e il Monumento a Marco Pantani, inaugurato nel 2021. In questo punto infatti parte e termina la Ciocca o Cioca: 18 bellissimi tornanti (numerati) che piaceva percorrere al ciclista romagnolo durante i suoi allenamenti. Qualcuno l’ha definita anche la piccola Pordoi di Romagna. Oggi questo tratto è anche parte del Grand Tour Valle del Savio, un percorso ciclistico di 172 km interamente su fondo asfaltato che unisce la riviera adriatica all’Appennino Tosco-Romagnolo. Proprio quest’anno il Grand Tour ha vinto la Italian Green Road Award: premio che vuole valorizzare tutte le forme di turismo sostenibile e diffondere al grande pubblico i percorsi ciclopedonali italiani.

La Ciocca termina proprio con il passaggio del Rubicone, un piccolo fiume torrentizio di soli 35 km che nasce poco sopra Sogliano e sfocia a Gatteo. “Passare il Rubicone” è ormai un modo di dire di uso comune per indicare una presa di posizione, un’azione dalla quale non si può più tornare indietro e si rifà all’atto di Giulio Cesare quando nel 49 a.C. superò il confine tra Gallia e Italia senza autorizzazione. Qui pronunciò le famose parole “il dado è tratto” e il resto è storia. 

Dopo i tornanti ci si immette sulla provinciale che scorre lungo il fondovalle del Rubicone per ben 13 km. Strada dritta con leggeri saliscendi circondata da arnie colorate e luoghi adibiti alla produzione del miele. Al termine di questa strada si entra in città, a Savignano, e si raggiunge piazza Borghesi, davanti al palazzo del Comune, dove un grande poster ricorda il SìFest, il festival della fotografia che si tiene ogni anno a settembre ormai dal lontano 1992.

Subito dopo si riprende a pedalare verso la vicina San Mauro, città natale del poeta Giovanni Pascoli, di cui è possibile visitare la casa, immersa in un piccolo parco, dove visse e dove ha sede il Museo Casa Pascoli. Da qui ci si tuffa nel percorso Pascoliano che dalla città del poeta del fanciullino prosegue verso Villa Torlonia o meglio Tenuta Torre, passando per la ciclopedonale del Rio Salto. Villa Torlonia è il luogo dove la famiglia Pascoli amministrava i possedimenti del principe Alessandro Torlonia, uno dei latifondi terrieri più importanti ed estesi della Romagna. La Villa ha una storia molto antica e si racconta che in età romana era chiamata Giovedia, per via di un tempio dedicato a Giove, dove, secondo la tradizione, Giulio Cesare si sarebbe fermato in preghiera dopo l’attraversamento del Rubicone, nel 49 a.C.
Attraverso il progetto del Parco Poesia Pascoli a partire dal 2014 Villa Torlonia è stata riaperta al pubblico rendendo accessibili nuovi spazi per eventi, mostre e concerti.

Dalla villa si riprende Via San Mauro e appena il Rio Salto incontra l’Uso, si ritrova il percorso lungo il fiume dell’andata.

Dopo qualche chilometro si entra nuovamente a Bellaria dove, prima di chiudere il percorso ad anello, si visita la borgata vecchia, le case basse piene di murales e la torre Saracena che ospita il Museo della Conchiglia, con numerosi reperti provenienti da tutto il mondo a raccontare la vita del mare.

L'Hotel Roma

Attivo dal 1938 grazie alla famiglia Domeniconi, che da quattro generazioni porta avanti ospitalità e accoglienza dei turisti in riviera, questa struttura è uno dei primi hotel costruiti a Bellaria.

Un luogo speciale, in una posizione speciale: direttamente sulla spiaggia, circondato dalla tranquillità e dal verde del grande giardino.
La piscina vista mare, la terrazza panoramica e l'ottima cucina tipica romagnola contribuiranno alla tua vacanza da sogno. E, chiaramente, le biciclette qui non mancano mai!