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Steve McCurry ICONS

Un viaggio oltre i confini della fotografia, a Riccione

Articolo di: Redazione
Lettura: 5 minuti

Per quest’estate hai scelto di passare le tue vacanze sulla riviera romagnola, il sole, il mare, la spiaggia, gli aperitivi, le passeggiate…  Le occasioni da cogliere sono davvero tante, mille opportunità di divertimento sia diurno che notturno ti aspettano. Insomma, sarà praticamente impossibile annoiarti. 

Ma se ti dicessi però, che proprio qui, sulla riviera romagnola, precisamente a Riccione, c’è l’opportunità di fare un’esperienza diversa, qualcosa di suggestivo e di emozionante. Qualcosa che ti permetterà di fare un viaggio unico, oltre i confini, passando dall’India, al Brasile, dal Giappone, all’Africa fino alla Birmania. 

Riccione presenta, a Villa Mussolini, la mostra “Steve McCurry Icons. Curata da Biba Giacchetti, troviamo oltre 70 dei suoi scatti più iconici, da questo deriva anche il nome della mostra: “Icons”. 

Adatto a :

Tutti, grandi e piccini, curiosi ed interessati

Durata :

1-2 ore

La preferita dell'artista

Sai qual è una delle foto preferite di Steve McCurry? È una foto che ha ripreso al volo durante una tempesta di sabbia: "Desert Storm" ritrae un gruppo di donne in Rajasthan nell’atto di proteggersi, chiudendosi tutte insieme, da una folata di vento durante la stagione dei monsoni.

Ma chi è il grande maestro?

Steve McCurry è uno dei più grandi fotografi contemporanei. È nato a Filadelfia, in Pennsylvania, dove ha studiato cinematografia. 

Il suo primo viaggio lo ha fatto in India, partendo con uno zainetto e la sua macchina fotografica. Dopo qualche mese, ha attraversato il confine con il Pakistan, dove ha incontrato alcuni profughi Afghani scappati dall’invasione Russa. Ha passato diverso tempo con loro, imparando i loro usi e costumi. Così, con una lunga barba e gli abiti tradizionali, ha deciso di andare in Afghanistan e mostrare al mondo le crudeltà dell’invasione. 

Da questo momento McCurry non si è più fermato, ha viaggiato in lungo e in largo, tutto il mondo, immortalando culture in via d’estinzione, tradizioni antiche, calamità naturali e non solo.  Grazie ai suoi scatti ha ricevuto alcuni dei premi più prestigiosi, inoltre, molte delle sue fotografie sono state utilizzate come copertine di riviste, tra cui National Geographic.

Una partenza in bianco e nero

La mostra inizia in una piccola saletta, dove viene proiettato un video di 12 minuti, in cui Steve racconta la sua carriera e spiega cosa vuol dire per lui la fotografia. 

La prima meta del viaggio è l’Afghanistan, qui verrai riportato indietro nel tempo. Queste foto uniche, in bianco e nero, provengono dal suo primo reportage, realizzato tra il 1979 e 1980 dove vengono ritratti i combattenti che difendevano la propria patria dall’invasione sovietica. 

Salendo al primo piano, rimarrai incantato dai colori e dall’intensità degli sguardi dei ritratti.

Andando avanti troverai una stanza dedicata ai bambini e alle loro condizioni nel mondo. Ci sono foto che arrivano da tutto il mondo, ma in particolare te ne anticipo due, entrambe realizzate in Afghanistan.

In questo paese i bimbi come le donne non hanno diritto di stare negli abitacoli delle macchine e vengono trasferiti o sul tettuccio o dentro i bagagliai e in questo scatto, Madre e figlio al finestrino dell’auto (1993), il loro occhi ti trasmetteranno proprio le loro emozioni. L’altra immagine riprende un bambino di etnia Hazara, quella del Cacciatore di Aquiloni, sono più piccoli, più fragili e sono i più perseguitati e questo bambino tiene in mano una cintura con i proiettili, pronto a difendersi. Giovane soldato afgano. Hazaras, Kabul, Afghanistan, (1993).

Non solo volti

Al secondo piano, troverai un altro piccolo estratto di un’altra mostra “Animals”, tutta dedicata agli animali.

Potrai godere della visione di un celebre scatto, fatto durante la guerra del Golfo, Camels and oil fire. Kuwait, (1991). Questa immagine è stata vincitrice di molti premi celebri, tra cui quello della World Press Photo, che ha dato il suo premio a Steve, dopo la decisione di una giuria di bambini. Questo spiega quanto anche i più piccoli siano attenti, intelligenti e coscienti di quello che avviene.

Le immagini che vedrai dopo queste sono diverse, più crude, più reali. Ritraggono catastrofi di ogni genere, troverai una foto dell’11 settembre 2001, fatta proprio dalla casa del fotografo. Quel giorno era appena tornato dall’ India ed era atterrato alle 5 di mattina, i ragazzi che lavoravano nel suo studio, al piano di sotto, lo chiamano e gli dicono di guardare fuori che stava succedendo qualcosa, così lui sale sul tetto e inizia a scattare. Fece tantissime foto, ma non è stato mai in grado di riguardarle per i 10 anni successivi.

Andando avanti, farai tappa in Giappone, dopo il terremoto e potrai notare immagini dove mancano completamente le persone, un nuovo modo di fotografare. McCurry si è accorto che i suoi scatti erano diversi solo quando, tornato a casa, ha riguardato i suoi scatti.

La gente del luogo era così occupata, così presa dal lavoro, cercavano di rimediare al disastro che gli era appena capitato, per non disturbarli, ha voluto riprendere gli oggetti e i pezzi di vita rimasti per mostrare la vastità del danno.

La passione per l’Afghanistan

Ti ritroverai di nuovo in Afghanistan, per arrivare ovviamente a lei, Sharbat Gula (1984), forse la fotografia più famosa di Steve. La ragazza è un’orfana dodicenne e proviene dall’etnia Pasthun.

Sharbat si caratterizza per i suoi occhi chiari e penetranti che non ti dimenticherai per un po'.

Questo scatto è stato pubblicato sulla copertina della rivista National Geographic Magazine.

Steve ha creato un libro dedicato all’Afghanistan e probabilmente è il più commovente. Questo paese è un luogo dove nessuno di noi può andare, per le ragioni ben note, ma se compri e leggi il libro con attenzione, ti sembrerà di averlo visitato.

Lui è stato più di 40 volte in Afghanistan ed ha voluto fare una mostra proprio lì, per omaggiare la sua bellezza e i suoi paesaggi, l’ha fatto per far dimostrare proprio agli afgani, che non sono solo guerra, sono anche meraviglia.

Una questione di libertà 

Arrivato in fondo alle immagini dell’India e della Birmania, la mostra si conclude ma in realtà non finisce, perché puoi tornare indietro e riguardare le cose, devi avere il senso di poter passeggiare liberamente, per poter trovare le storie che più ti interessano ed emozionano.

Questa non è una semplice mostra, racconta delle storie, ma sono molto più importanti i significati che noi vediamo nelle fotografie. Al di là del contesto storico, ci sono immagini che raccontano e rievocano emozioni dove hai la possibilità di riconoscere e ritrovare cose in comune, oppure può succedere tutto il contrario.

Questa è la ragione per cui tutte le foto sono mescolate, devi sentirti libero, libero di poter guardare e riguardare ciò che più ti piace.

Biba Giacchetti, la curatrice, dice proprio che quando mette in scena delle mostre, le consegna. Diventano delle persone. Sono loro che hanno pagato un biglietto, a loro va lasciata la libertà.  Libertà di non essere così competenti ed è questa una parte del successo che hanno le mostre di Steve. 

Se poi, in seguito, vuoi veramente sapere cosa è successo, Steve McCurry ti ha aperto le porte, per approfondirlo.

Informazioni utili

Ti consigliamo caldamente di richiedere l’audioguida gratuita, così da farti accompagnare e raccontare direttamente da Steve ciò che andrai a vedere e provare. 

Biglietti:

Audioguida inclusa nel biglietto di ingresso - Open € 13,00- Intero € 12,00 - Ridotto € 10,00 per gruppi di almeno 12 visitatori e titolari di convenzioni appositamente attivate - Ridotto speciale € 5,00 per scuole e giovani fino a 24 anni. Gratuito per minori di 6 anni, 2 accompagnatori per classe e accompagnatore di disabili

Diritto di prenotazione: € 1,00 a persona

Informazioni e prenotazioni: www.civita.art - serviziculturali@civita.art

Articolo di : Redazione

Articolo aggiornato il 26 Aprile 2023

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